IL SUPERAMENTO DEL MEDIO EVO.
Secondo una distinzione da molti accettata (ma che non ha mancato di suscitare perplessità e riserve), la letteratura del Cinquecento si può dividere in due momenti:Il Rinascimento, che si afferma nei primi decenni del secolo, portando a conclusione il processo culturale già avviato nel Quattrocento dall'Umanesimo; il Manierismo, che ne rappresenta la crisi, preludendo alle nuove espressioni della sensibilità secentesca e barocca.
Si tenga tuttavia conto che una simile ripartizione, posta in termini così schematici e convenzionali, solo per le linee generali aderisce all'effettivo svolgersi e articolarsi della complessità dei fenomeni culturali.
L'uso delle categorie letterarie, infatti, che pure risulta indispensabile nello studio storico-critico, ha sempre un valore "approssimativo".
Nel suo rifiuto del Medio Evo, considerato come un'età di pregiudizi e di superstizioni, l'Umanesimo esprime e propone una nuova immagine dell'uomo, che si fonda sulla sua autonoma "dignità".
A una visione di tipo "teocentrico", che riconosce nella divinità il fine ultimo degli interessi umani e considera il destino dell'uomo come unicamente realizzabile nella vita ultraterrena, si sostituisce una visione "antropocentrica", che colloca al centro dell'universo la persona (e la personalità) umana, in grado di controllare le forze della natura e di costituire da sè il proprio destino.
Questa visione prelude a una fondamentale laicizzazione dell'esperienza umana e pone i presupposti per la nascita della società moderna.
Una simile concezione viene riaffermata e portata alle sue più mature conseguenze dal Rinascimento, secondo un'immagine resa classica dallo storico svizzero Carl Jacob Burckhardt.
Questa immagine si fonda sulla straordinaria fioritura intellettuale, artistica e letteraria, che animò la vita delle corti italiane nei primi decenni del secolo.
L'Italia diveniva maestra di civiltà e di cultura per tutta quanta l'Europa, proprio nel momento in cui rivelava la fragilità delle sue strutture socio-politiche, risultando la preda delle più forti nazioni europee.
Un'impostazione del genere- pur contenendo sostanziali elementi di verità-rischia di essere troppo semplificatrice e riduttiva, in quanto sopravvaluta il momento artistico-letterario,cogliendo nella "perfezione" delle sue opere più alte e facendo, di queste, lo specchio rivelatore di una intera società.
Ad un'analisi più ravvicinata,il rapporto della letteratura con la storia risulta molto più sfumato e complesso, se è vero che nelle stesse opere rinascimentali si possono cogliere segni non equivoci della delusione e della crisi.
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