SIGNIFICATO E IMPIEGO DEL TERMINE "BAROCCO"
In Spagna e in Italia, dove la Controriforma controlla appieno la vita civile, l'esigenza di affrancarsi da convenzioni e precetti secolari emerge dalla trasformazione profonda che subiscono la sensibilità e il gusto in campo artistico e letterario, trasformazione destinata a caratterizzare il secolo con uno stile che verrà definito, a partire dal Settecento, con il nome di "Barocco".
E' arduo indicare il singolo evento o fattore all'origine di un fenomeno che investe tutte le manifestazioni creative, modifica il rapporto con la tradizione, indirizza le singole attività ai nuovi scopi e crea differenti rapporti al loro interno.
Può essere utile invece rifarsi all'etimologia del termine che, secondo alcuni studiosi, deriverebbe dal portoghese barroco, una perla irregolare, non sferica.
Secondo altri l'origine della parola va ricercata nel vocabolo "baroco",usato dagli Scolastici per indicare un tipo di procedimento logico (di"sillogismo") apparentemente corretto, ma che in realtà nasconde una sottile debolezza interna.
Il termine "barocco" iniziò a essere riferito all'arte del Seicento soltanto un secolo più, con evidente intento polemico, per portare in evidenza il suo amore perla bizzarria e l'rregolarità: segnali, secondo i suoi critici, d'intrinseca superficialità.
Oggi, superato in parte questo atteggiamento di condanna, l'origine del termine appare rivelatrice: all'opposto dell'età rinascimentale, l'età barocca scopre nel disegno della natura l'anomalia, l'eccezione e su di essa concentra la propria attenzione.
mercoledì 17 dicembre 2014
martedì 16 dicembre 2014
HITLER .
HITLER CANCELLIERE DEL REICH
Nel 1932 le file del Partito nazista si erano ulteriormente ingrossate.
Le SA marciavano impunemente per le strade e molti applaudivano, incantati dalla loro giovane età, dalle loro divise pulite e stirate e dal loro portamento marziale.
Di giorno i loro militanti aiutavano le donne anziane ad attraversare la strada, organizzavano collette e commuovevano i buoni borghesi cantando nei caffè le vecchie canzoni patriottiche.
La sera organizzavano spedizioni punitive e andavano a bastonare comunisti ed Ebrei cantando "Il sangue ebraico zampilla sul coltello".
Tra il 1932 e il 1933 i socialdemocratici persero la maggioranza in Parlamento e i Tedeschi dovettero tornare tre volte alle urne.
Ciò screditò ulteriormente la socialdemocrazia e l'intero sistema parlamentare.
Anche per questo alle ultime elezioni il Partito nazista si affermò come il primo partito tedesco con il 43,9% dei voti e i gruppi conservatori si convinsero che senza i nazisti era impossibile governare.
Di conseguenza, nel 1933 il presidente della Repubblica Hindenburg nominò Hitler cancelliere, cioè presidente del Consiglio, proprio come aveva fatto Vittorio Emanuele III con Mussolini.
Anche il nazismo, dunque, come il fascismo, non andò al potere attraverso una rivoluzione, ma con mezzi legali: le elezioni.
L'illegalità c'era stata a monte, nelle spedizioni delle Camicie nere e delle SA.
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Nel 1932 le file del Partito nazista si erano ulteriormente ingrossate.
Le SA marciavano impunemente per le strade e molti applaudivano, incantati dalla loro giovane età, dalle loro divise pulite e stirate e dal loro portamento marziale.
Di giorno i loro militanti aiutavano le donne anziane ad attraversare la strada, organizzavano collette e commuovevano i buoni borghesi cantando nei caffè le vecchie canzoni patriottiche.
La sera organizzavano spedizioni punitive e andavano a bastonare comunisti ed Ebrei cantando "Il sangue ebraico zampilla sul coltello".
Tra il 1932 e il 1933 i socialdemocratici persero la maggioranza in Parlamento e i Tedeschi dovettero tornare tre volte alle urne.
Ciò screditò ulteriormente la socialdemocrazia e l'intero sistema parlamentare.
Anche per questo alle ultime elezioni il Partito nazista si affermò come il primo partito tedesco con il 43,9% dei voti e i gruppi conservatori si convinsero che senza i nazisti era impossibile governare.
Di conseguenza, nel 1933 il presidente della Repubblica Hindenburg nominò Hitler cancelliere, cioè presidente del Consiglio, proprio come aveva fatto Vittorio Emanuele III con Mussolini.
Anche il nazismo, dunque, come il fascismo, non andò al potere attraverso una rivoluzione, ma con mezzi legali: le elezioni.
L'illegalità c'era stata a monte, nelle spedizioni delle Camicie nere e delle SA.
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LA RIVOLUZIONE SOVIETICA E LO STALINISMO.
IL PRESTIGIO INTERNAZIONALE DELL'IMPERO RUSSO.
La Rivoluzione sovietica, che nel 1917 aveva determinato il ritiro della Russia dalla guerra, era stata l'ultimo atto di una storia che veniva da molto lontano.
L'Impero russo era un paese immenso che, dal Cinquecento in poi, comprendeva anche le sterminate pianure della Siberia.
Si estendeva per 1/6 della superficie mondiale e raccoglieva nei suoi confini circa 100 tra popolazioni ed etnìe diverse.
Nel Settecento lo zar Pietro il Grande lo aveva dotato una grande città portuale e industriale, San Pietroburgo, ribattezzata durante la Prima guerra mondiale, in odio ai Tedeschi, Pietrogrado ("città" si dice burg in tedesco e grad in russo) e aveva sottratto la Russia al suo secolare isolamento.
I suoi successori avevano partecipato alle guerre contro Napoleone e la loro resistenza all'invasione era stata decisiva nel respingere i Francesi.
Ciò aveva conferito alla Russia,almeno fino allo scoppio della guerra, un posto di grande prestigio tra le potenze occidentali.
La Rivoluzione sovietica, che nel 1917 aveva determinato il ritiro della Russia dalla guerra, era stata l'ultimo atto di una storia che veniva da molto lontano.
L'Impero russo era un paese immenso che, dal Cinquecento in poi, comprendeva anche le sterminate pianure della Siberia.
Si estendeva per 1/6 della superficie mondiale e raccoglieva nei suoi confini circa 100 tra popolazioni ed etnìe diverse.
Nel Settecento lo zar Pietro il Grande lo aveva dotato una grande città portuale e industriale, San Pietroburgo, ribattezzata durante la Prima guerra mondiale, in odio ai Tedeschi, Pietrogrado ("città" si dice burg in tedesco e grad in russo) e aveva sottratto la Russia al suo secolare isolamento.
I suoi successori avevano partecipato alle guerre contro Napoleone e la loro resistenza all'invasione era stata decisiva nel respingere i Francesi.
Ciò aveva conferito alla Russia,almeno fino allo scoppio della guerra, un posto di grande prestigio tra le potenze occidentali.
lunedì 15 dicembre 2014
PSICOLOGIA.
DIVENTARE ADULTI, OVVERO CERCARE LA PROPRIA IDENTITA'.
L'adolescente deve "imparare a diventare grande" agendo su più fronti:
Governando la tempesta emotiva collegata al risveglio della sessualità (identità sessuale);
Approfondendo la conoscenza di se stesso (identità personale);
Ridefinendo la propria posizione in seno alla famiglia (identità familiare);
Individuando i propri obiettivi in vista della scelta di un corso di studi (identità professionale);
Maturando una coscienza politica e sociale (identità ideologica).
In poche parole, l'adolescente è chiamato a cercare (e trovare) una propria identità, intesa in tutte le sue diverse sfaccettature.
Si tratta, certo, di un compito impegnativo, ma non necessariamente drammatico e lacerante: oggi la stessa espressione "crisi adolescenziale" è perlopiù intesa come passaggio esistenziale delicato, ma al tempo stesso destinato, nella maggior parte dei casi, a un esito positivo in termini di maturazione e di raggiungimento di un equilibrio più consapavole.
L'adolescente deve "imparare a diventare grande" agendo su più fronti:
Governando la tempesta emotiva collegata al risveglio della sessualità (identità sessuale);
Approfondendo la conoscenza di se stesso (identità personale);
Ridefinendo la propria posizione in seno alla famiglia (identità familiare);
Individuando i propri obiettivi in vista della scelta di un corso di studi (identità professionale);
Maturando una coscienza politica e sociale (identità ideologica).
In poche parole, l'adolescente è chiamato a cercare (e trovare) una propria identità, intesa in tutte le sue diverse sfaccettature.
Si tratta, certo, di un compito impegnativo, ma non necessariamente drammatico e lacerante: oggi la stessa espressione "crisi adolescenziale" è perlopiù intesa come passaggio esistenziale delicato, ma al tempo stesso destinato, nella maggior parte dei casi, a un esito positivo in termini di maturazione e di raggiungimento di un equilibrio più consapavole.
PSICOLOGIA
LA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E LE PRIME FASI DELLA VITA.
Lo sviluppo di un essere umano è il risultato dell'azione combinata di molti fattori genetici ereditari e fattori ambientali: il patrimonio genetico contiene la predisposizione personale di un individuo ad avere un certo carattere, una certa intelligenza o certi talenti e qualità, ma perchè queste caratteristiche si sviluppino è necessario il contributo dell'ambiente, cioè gli stimoli innanzitutto della famiglia e della società.
Fattori ereditari e fattori ambientali si intrecciano strettamente nella costruzione di ogni nuovo essere, tanto che è quasi impossibile dire quanto ciascuno di noi dipenda dagli uni e quanto dagli altri.
Lo sviluppo di un essere umano è il risultato dell'azione combinata di molti fattori genetici ereditari e fattori ambientali: il patrimonio genetico contiene la predisposizione personale di un individuo ad avere un certo carattere, una certa intelligenza o certi talenti e qualità, ma perchè queste caratteristiche si sviluppino è necessario il contributo dell'ambiente, cioè gli stimoli innanzitutto della famiglia e della società.
Fattori ereditari e fattori ambientali si intrecciano strettamente nella costruzione di ogni nuovo essere, tanto che è quasi impossibile dire quanto ciascuno di noi dipenda dagli uni e quanto dagli altri.
domenica 14 dicembre 2014
L' ESPANSIONE SOCIALE
Nuove cause di conflitto sociale.
La formazione della pòlis, in quanto comunità di persone uguali e libere, fu di per se stessa causa di forti tensioni.
Infatti, un'istituzione in cui ogni cittadino aveva pari diritti amplificava ogni forma di conflitto sociale: un contadino egizio o mesopotamico poteva essere cento volte più povero e oppresso di uno greco, tuttavia, egli era in primo luogo un suddito, costretto all'obbedienza ( a cui era motivato dal concetto stesso di sovranità) e privato di qualsiasi possibilità di far pesare la sua protesta, schiacciato com'era sotto il peso della società organizzata in un rigido sistema gerarchico tipico delle civiltà del Vicino Oriente.
La pòlis offriva invece una sorta di laboratorio in cui trovava posto la lotta politica.
Fra il IX e l'VIII secolo a.C. circa, il mondo greco si venne a trovare in una fase di rapida e tumultuosa espansione; le varie pòleis divennero luogo di scontri tra gruppi aristocratici rivali che si contendevano il potere (le eterìe), mentre si acuivano i contrasti tra le classi sociali:questi contrasti erano stati innescati sopratutto dalle disuguaglianze causate dallo sviluppo della proprietà privata, che aveva quasi ovunque sostituito il possesso collettivo dei terreni.
Accadeva spesso, per esempio, che un agricoltore libero, in seguito a un'annata infelice, fosse costretto a indebitarsi, dando come garanzia del suo debito la terra; se poi non era in grado di saldare il debito doveva cedere la sua proprietà, continuando a lavorare come schiavo al servizio dei creditori; in questo modo si formò un'aristocrazia di latifondisti in perenne conflitto con i contadini poveri.
Anche quando, come ad Atene con Solone, la popolazione riusciva a ottenere la cancellazione dei debiti e perfino la ridistribuzione delle terre, la maggior parte di essa era condannata a un evitabile sottosviluppo economico, a causa della povertà del suolo e della sovrappopolazione.
La formazione della pòlis, in quanto comunità di persone uguali e libere, fu di per se stessa causa di forti tensioni.
Infatti, un'istituzione in cui ogni cittadino aveva pari diritti amplificava ogni forma di conflitto sociale: un contadino egizio o mesopotamico poteva essere cento volte più povero e oppresso di uno greco, tuttavia, egli era in primo luogo un suddito, costretto all'obbedienza ( a cui era motivato dal concetto stesso di sovranità) e privato di qualsiasi possibilità di far pesare la sua protesta, schiacciato com'era sotto il peso della società organizzata in un rigido sistema gerarchico tipico delle civiltà del Vicino Oriente.
La pòlis offriva invece una sorta di laboratorio in cui trovava posto la lotta politica.
Fra il IX e l'VIII secolo a.C. circa, il mondo greco si venne a trovare in una fase di rapida e tumultuosa espansione; le varie pòleis divennero luogo di scontri tra gruppi aristocratici rivali che si contendevano il potere (le eterìe), mentre si acuivano i contrasti tra le classi sociali:questi contrasti erano stati innescati sopratutto dalle disuguaglianze causate dallo sviluppo della proprietà privata, che aveva quasi ovunque sostituito il possesso collettivo dei terreni.
Accadeva spesso, per esempio, che un agricoltore libero, in seguito a un'annata infelice, fosse costretto a indebitarsi, dando come garanzia del suo debito la terra; se poi non era in grado di saldare il debito doveva cedere la sua proprietà, continuando a lavorare come schiavo al servizio dei creditori; in questo modo si formò un'aristocrazia di latifondisti in perenne conflitto con i contadini poveri.
Anche quando, come ad Atene con Solone, la popolazione riusciva a ottenere la cancellazione dei debiti e perfino la ridistribuzione delle terre, la maggior parte di essa era condannata a un evitabile sottosviluppo economico, a causa della povertà del suolo e della sovrappopolazione.
giovedì 7 agosto 2014
UMANESIMO, RINASCIMENTO E MANIERISMO: PROBLEMI DI PERIODIZZAZIONE
IL SUPERAMENTO DEL MEDIO EVO.
Secondo una distinzione da molti accettata (ma che non ha mancato di suscitare perplessità e riserve), la letteratura del Cinquecento si può dividere in due momenti:Il Rinascimento, che si afferma nei primi decenni del secolo, portando a conclusione il processo culturale già avviato nel Quattrocento dall'Umanesimo; il Manierismo, che ne rappresenta la crisi, preludendo alle nuove espressioni della sensibilità secentesca e barocca.
Si tenga tuttavia conto che una simile ripartizione, posta in termini così schematici e convenzionali, solo per le linee generali aderisce all'effettivo svolgersi e articolarsi della complessità dei fenomeni culturali.
L'uso delle categorie letterarie, infatti, che pure risulta indispensabile nello studio storico-critico, ha sempre un valore "approssimativo".
Nel suo rifiuto del Medio Evo, considerato come un'età di pregiudizi e di superstizioni, l'Umanesimo esprime e propone una nuova immagine dell'uomo, che si fonda sulla sua autonoma "dignità".
A una visione di tipo "teocentrico", che riconosce nella divinità il fine ultimo degli interessi umani e considera il destino dell'uomo come unicamente realizzabile nella vita ultraterrena, si sostituisce una visione "antropocentrica", che colloca al centro dell'universo la persona (e la personalità) umana, in grado di controllare le forze della natura e di costituire da sè il proprio destino.
Questa visione prelude a una fondamentale laicizzazione dell'esperienza umana e pone i presupposti per la nascita della società moderna.
Una simile concezione viene riaffermata e portata alle sue più mature conseguenze dal Rinascimento, secondo un'immagine resa classica dallo storico svizzero Carl Jacob Burckhardt.
Questa immagine si fonda sulla straordinaria fioritura intellettuale, artistica e letteraria, che animò la vita delle corti italiane nei primi decenni del secolo.
L'Italia diveniva maestra di civiltà e di cultura per tutta quanta l'Europa, proprio nel momento in cui rivelava la fragilità delle sue strutture socio-politiche, risultando la preda delle più forti nazioni europee.
Un'impostazione del genere- pur contenendo sostanziali elementi di verità-rischia di essere troppo semplificatrice e riduttiva, in quanto sopravvaluta il momento artistico-letterario,cogliendo nella "perfezione" delle sue opere più alte e facendo, di queste, lo specchio rivelatore di una intera società.
Ad un'analisi più ravvicinata,il rapporto della letteratura con la storia risulta molto più sfumato e complesso, se è vero che nelle stesse opere rinascimentali si possono cogliere segni non equivoci della delusione e della crisi.
Secondo una distinzione da molti accettata (ma che non ha mancato di suscitare perplessità e riserve), la letteratura del Cinquecento si può dividere in due momenti:Il Rinascimento, che si afferma nei primi decenni del secolo, portando a conclusione il processo culturale già avviato nel Quattrocento dall'Umanesimo; il Manierismo, che ne rappresenta la crisi, preludendo alle nuove espressioni della sensibilità secentesca e barocca.
Si tenga tuttavia conto che una simile ripartizione, posta in termini così schematici e convenzionali, solo per le linee generali aderisce all'effettivo svolgersi e articolarsi della complessità dei fenomeni culturali.
L'uso delle categorie letterarie, infatti, che pure risulta indispensabile nello studio storico-critico, ha sempre un valore "approssimativo".
Nel suo rifiuto del Medio Evo, considerato come un'età di pregiudizi e di superstizioni, l'Umanesimo esprime e propone una nuova immagine dell'uomo, che si fonda sulla sua autonoma "dignità".
A una visione di tipo "teocentrico", che riconosce nella divinità il fine ultimo degli interessi umani e considera il destino dell'uomo come unicamente realizzabile nella vita ultraterrena, si sostituisce una visione "antropocentrica", che colloca al centro dell'universo la persona (e la personalità) umana, in grado di controllare le forze della natura e di costituire da sè il proprio destino.
Questa visione prelude a una fondamentale laicizzazione dell'esperienza umana e pone i presupposti per la nascita della società moderna.
Una simile concezione viene riaffermata e portata alle sue più mature conseguenze dal Rinascimento, secondo un'immagine resa classica dallo storico svizzero Carl Jacob Burckhardt.
Questa immagine si fonda sulla straordinaria fioritura intellettuale, artistica e letteraria, che animò la vita delle corti italiane nei primi decenni del secolo.
L'Italia diveniva maestra di civiltà e di cultura per tutta quanta l'Europa, proprio nel momento in cui rivelava la fragilità delle sue strutture socio-politiche, risultando la preda delle più forti nazioni europee.
Un'impostazione del genere- pur contenendo sostanziali elementi di verità-rischia di essere troppo semplificatrice e riduttiva, in quanto sopravvaluta il momento artistico-letterario,cogliendo nella "perfezione" delle sue opere più alte e facendo, di queste, lo specchio rivelatore di una intera società.
Ad un'analisi più ravvicinata,il rapporto della letteratura con la storia risulta molto più sfumato e complesso, se è vero che nelle stesse opere rinascimentali si possono cogliere segni non equivoci della delusione e della crisi.
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